martedì 2 febbraio 2010

BUDDISMO TIBETANO



Le origini del popolo tibetano sono piuttosto misteriose e in parte avvolte in suggestive leggende. Si sa però che i tibetani discendono da tribù nomadi piuttosto bellicose, che solo intorno al VII secolo cominciarono a costituire un'unità politica con i re della valle di Yarlung e, in particolar modo, il Tibet divenne una potenza di una certa rilevanza con il re Songtsen Gampo (618-649), che portò il suo regno ad espandersi sia verso l'India sia verso la Cina. Per questo motivo i sovrani di quei paesi pensarono bene di contrarre accordi matrimoniali dando in spose al re tibetano una principessa cinese di casa imperiale ed una principessa nepalese, entrambe devote buddhiste. Con l'introduzione del Buddhismo nella casa reale, comincia l'affermazione della dottrina del Buddha in Tibet, a distanza di 1100 anni dalla sua predicazione, avvenuta lungo il bacino del Gange in India. È infatti durante il regno di Songtsen Gampo che sorse Lhasa, che significa "luogo degli dei", venne edificato il Jokhang, uno dei più antichi templi buddhisti del Tibet, e furono tradotti i primi testi sacri.

Nell'VIII secolo, salì al trono Trisong Deutsen, seguace del Buddhismo, che dovette affrontare un grave ostacolo alla sopravvivenza e alla diffusione della nuova religione: la resistenza delle popolazioni tibetane ad accettare il Buddhismo, con a capo i nobili, che si proclamarono difensori della religione autoctona, il "Bon". Per non creare contrasti insanabili con il popolo, su consiglio del filosofo mahayana indiano Santarakshita (Acarya Bodhisattva), il re chiamò in Tibet Padmasambhava, un grande yogin buddhista, dotato di enormi poteri, proveniente dalla magica terra del Kashmir. Questi infatti doveva sconfiggere le divinità ctonie del Tibet, che secondo la credenza popolare, si opponevano all'introduzione del Buddhismo tramite oscuri malefici. Padmasambhava allora, secondo il racconto tradizionale, sconfisse alcuni di questi demoni, ma ne risparmiò molti altri piegandoli a divenire difensori della nuova religione. In seguito a questa vittoria, venne edificato il monastero di Samye (762-766), dove vennero istruiti i primi monaci tibetani e dove cominciò la traduzione in lingua tibetana dei testi del canone buddhista, sia hinayanici che mahayanici, traduzione che fu continuata anche sotto i sovrani successivi. Infine, nel 779 il Buddhismo fu dichiarato religione di stato; per questo motivo Padmasambhava è considerato il padre del Buddhismo tibetano e viene chiamato "Guru Rimpoche", cioè "Maestro Prezioso".

A questo punto si presentò un altro problema: il Buddhismo, dai tempi della predicazione originaria del Buddha Sakyamuni, si era fortemente differenziato, erano nate scuole e correnti diverse, tra le quali le principali sono: l'Hinayana (il "Piccolo Veicolo" o scuola meridionale), il Mahayana (il "Grande Veicolo" o scuola settentrionale) basate sui Sutra, e il Vajrayana (Veicolo di Diamante) basato sui Tantra, che si considera uno sviluppo dell'Hinayana e del Mahayana. Fu quest'ultima corrente, compresa la sua "variante" Vajrayana, a penetrare in Tibet tramite Padmasambhava; tuttavia in Tibet erano presenti anche esponenti della scuola buddhista cinese "Chan", sicché si dovette scegliere tra l'area di influenza (non solo religiosa), cinese e quella indiana con le relative concezioni filosofiche riguardo alla via per conseguire la Liberazione (graduale per gli indiani, istantaneista per i cinesi). Per risolvere tale questione si tenne un dibattito a Samye durante il quale si affermò la scuola indiana Madhyamika di Nagarjuna, forte del sostegno di re Trisong Deutsen, anche se questa vittoria non eliminò del tutto le concezioni cinesi che confluirono poi in alcune scuole tibetane.

Dopo il governo marcatamente filo-buddhista del sovrano Ralpachen (815-838), il nuovo re Langdarma scatenò una violenta reazione anti-buddhista, durante la quale vennero chiusi i templi e bruciati i testi tradotti, dei quali si salvarono solo alcune copie perché furono nascoste in alcune grotte nei pressi di Lhasa. La situazione precipitò quando un monaco, esasperato dalle persecuzioni, uccise Langdarma nell'842, determinando un lungo periodo di guerre civili nella dinastia degli Yarlung, ma anche un periodo di grave crisi per il clero buddhista, legato com'era al potere centrale, mentre la spiritualità buddhista continuava a sopravvivere e a diffondersi nella popolazione, con spiccati caratteri tantrici.

Intorno al IX-X secolo, dalla continuità garantita da questo Buddhismo laico tantrico, nacque la scuola Nyingma, detta "degli antichi" che si basava sulle opere tradotte a Samye, e su Padmasambhava, che con i suoi discepoli nascose gli scritti in luoghi segreti in attesa di una loro riscoperta in tempi più propizi: questi testi vengono detti "terma" e vi confluiscono elementi buddhisti tantrici ed elementi bon. I terma vennero in effetti riscoperti nei secoli XII e XIV, e fu allora che gli insegnamenti di questa scuola furono codificati nella "Raccolta degli antichi tantra". Uno dei terma principali della scuola Nyngma, e poi di tutte le altre che nasceranno, è quello dello Stato Intermedio o Bardo e il testo che ne contiene i principi è il famoso "Bardo thodol", noto come "Libro tibetano dei morti" che viene attribuito allo stesso Padmasambhava. L'insegnamento più alto nyingma-pa è lo Dzog-chen.


Nell'XI secolo si verifica invece la seconda diffusione del Buddhismo in Tibet, dopo il lungo periodo di vuoto iniziato verso la metà del IX secolo. Le premesse a questa rinascita si devono a un membro della dinastia del regno occidentale di Guge (un ramo della dinastia di Yarlung), che divenuto monaco, sentì l'esigenza di restaurare il Buddhismo monastico; scelse quindi sette studiosi da inviare in Kashmir per studiare e per invitare in Tibet alcuni grandi maestri di quella terra. Uno degli inviati, Rinchen Sangpo, ritornò a Guge con molti testi buddhisti che tradusse puntualmente e diede anche impulso alla ricostruzione di templi e monasteri nel Tibet occidentale. Il sovrano di Guge venne così anche a conoscenza della fama del maestro indiano Atisha (982-1054), e volle invitarlo in Tibet per riformare il Buddhismo tibetano. Intorno a questo invito e alla decisione di Atisha di accettare, sono nate delle toccanti leggende che insistono sulla devozione del re tibetano. Fatto sta che Atisha arrivò veramente in Guge nel 1042 dove iniziò a tradurre i testi sacri e ad impartire insegnamenti. Per soddisfare una richiesta del nipote del sovrano, scrisse allora il prezioso testo "Lampada per il sentiero dell'Illuminazione", ancora oggi considerato uno dei più importanti insegnamenti del Buddhismo tibetano. Atisha portò in Tibet la sintesi del Buddhismo indiano, nel quale era giunto all'integrazione dei veicoli individuale, universale e tantrico, e nei dodici anni della sua permanenza trasformò i tibetani, originariamente guerrieri, in un popolo profondamente spirituale. I tibetani considerarono Atisha come un Buddha vivente, ed accettarono di buon grado l'importanza che egli dava al maestro (guru o lama), che è ancor oggi una delle caratteristiche del Buddhismo tibetano, per questo spesso definito impropriamente "Lamaismo". Proprio da Atisha e dai suoi discepoli nacque la scuola Kadam che nel XIV verrà riformata e verrà chiamata scuola Gelug , ad opera di Lama Tzong Khapa.

Altre scuole si formarono tra X e XII secolo. Nel X secolo nasce la scuola Kagyu che comprende due filoni: il primo è noto come "Shangpa" e venne inaugurato da Kyungpo Naldjor dopo aver studiato a lungo in India e in Nepal ed enfatizza molto la trasmissione orale e lo yoga; il secondo è "Dagpo" che si rifà ad una lunga tradizione che va da Naropa, a Marpa e Milarepa, che fu maestro di Dagpo stesso, conosciuto come Gampopa (XI-XII secolo).

La scuola Sakya prende il nome dal monastero di Sakya, fondato nel 1073 da Konchog Gyalpo. Grazie all'insegnamento di alcuni importanti lama questa scuola raggiunse, nel XIII secolo, un grande potere religioso e politico in Tibet, quando a seguito dell'invasione mongola, il Buddhismo della scuola Sakya si diffuse oltre i confini del Tibet e divenne la religione di stato dell'impero mongolo, salvando così il Paese delle Nevi da ulteriori invasioni.

Nel XIV secolo assistiamo a una grande fioritura delle altre scuole buddhiste tibetane: è in questo periodo che Lama Tzong Khapa (1367-1419) riformò radicalmente la scuola Kadam trasformandola nella nuova scuola Gelug (I Virtuosi) accentuando l'importanza della disciplina monastica, e degli studi filosofici e psicologici. Questa scuola conobbe subito una larga diffusione e divenne la più potente delle scuole buddhiste tibetane: ad essa appartengono anche il Dalai Lama (che però può prendere insegnamenti da maestri di tutte le scuole), e il Panchen Lama, ossia la seconda autorità spirituale del Tibet (attualmente è un bambino prigioniero nelle mani dei cinesi). Il principale insegnamento Gelug-pa è il "Lam-rim" (Il sentiero graduale verso l'Illuminazione), una combinazione di sutra e di tantra che conduce gradualmente dalle conoscenze di base fino alla completa realizzazione.

Sintesi a cura di“Mandala

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