In Italia sono presenti due importanti associazioni buddhiste con diverse sedi sul territorio nazionale:
- L'Unione Buddhista Italiana (scuole di riferimento: Buddhismo Theravada, Buddhismo Mahayana, Buddhismo Vajrayana), fondata nel 1985 e riconosciuta come Ente religioso con decreto del Presidente della Repubblica nel 1991, aderisce all'Unione Buddhista Europea e dichiara di raccogliere circa 70.000 membri (dei quali 50.000 cittadini italiani);
- L'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (dottrine di riferimento: Buddismo Nichiren secondo gli insegnamenti della Soka Gakkai), fondata nel 1998 sulle ceneri dell'Associazione Italiana Nichiren Shoshu (nata negli anni '70 e trasformatasi nel 1990, dopo la separazione dal clero della Nichiren Shoshu, in Associazione Italiana Soka Gakkai, con 13.000 membri nel 1993).
La seconda fase è data dopo la fondazione della Società Teosofica nel 1875. Dopo questa data cominciano a verificarsi in Occidente vere e proprie “conversioni” al buddhismo. Per alcuni si tratta ancora di una religione che si contrappone al cristianesimo. Il primo monaco italiano fu Salvatore Cioffi, ordinato nel 1925.
La terza fase del buddhismo occidentale, con la nascita di vere e proprie comunità, comincia dopo la Prima guerra mondiale ed è caratterizzata dal contatto sempre più frequente fra maestri orientali.
Si può parlare così di un’esplosione di interesse per il buddhismo tibetano che va dagli anni '60-'70 soprattutto negli ambienti della controcultura hippie. Questo successo passa anche per la letteratura e il cinema, dal Siddhartha Siddartha di Hermann Hesse a film come Piccolo Buddha, Sette anni in Tibet e Kundun. Questi spunti letterari e cinematografici - insieme con la notorietà del XIV Dalai Lama - hanno sicuramente favorito anche la diffusione del buddhismo in Italia.
La presenza buddhista in Italia comincia a farsi notare nel 1960, con la fondazione a Firenze dell’Associazione Buddhista Italiana e con la pubblicazione dal 1967 della rivista Buddhismo Scientifico.Vincenzo Piga si pone a capo dell’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.). La firma da parte dell’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema dell’Intesa fra lo Stato italiano e l’U.B.I., nel 2000, pure non ancora ratificata dal Parlamento, consacra e conferma la crescita del buddhismo nel nostro Paese. L’evoluzione del buddhismo in Italia èstata possibile anche grazie al coordinamento tra i centri buddhisti di tutte le tradizioni presenti in Italia che sentono la necessità di unirsi e cooperare promuovendo il dialogo interreligioso, l’incontro con le istituzioni culturali e promuovono attività didattiche sul buddismo. L’U.B.I è stata riconosciuta come ente religioso con personalità giuridica e riunisce i quarantaquattro maggiori centri italiani e i loro affiliati secondo le tradizioni Theravada (sud-est asiatico) Mahayana Zen (Estremo Oriente), Vajrayana (Tibet) che sostengono la pratica e la diffusione dell’insegnamento spirituale storico (Shakyamuni Buddha).
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