sabato 20 marzo 2010

SUTRA DEL LOTO: cap. I

 

Il primo capitolo del Sutra del Loto si avvia con un prologo che descrive un'assemblea dei monaci riuniti a Gṛdhrakūṭa (Picco dell'avvoltoio, montagna esistente in India situata nei pressi di Rajgir, nello stato indiano del Bihar), dove, secondo il Buddhismo Mahāyāna, il Buddha Śākyamuni avviò gli insegnamenti dei Prajñāpāramitā Sūtra. Il prologo inizia con la dichiarazione "Così ho udito" (sanscrito: एवं मया श्रुतम् Evam mayā śrutam), propria dei sutra la cui esposizione si attribuisce al Buddha Śākyamuni. Il Buddha ha appena terminato di esporre il Sutra dell'Infinito Significato (sanscrito: Anuttarâśraya-sūtra, pinyin: Wúliángyì jīng, T.D. 276, 9.383b-389b) al termine del quale entra in un profondo samadhi e l'intera assemblea viene inondata di fiori di māndārava, di grandi māndārava, di mañjūṣaka e di grandi mañjūṣaka[1]. A questo punto dalle sue sopracciglia viene sprigionata una luce (la ūrṇā-keśa, uno dei Trentadue segni maggiori di un Buddha) che illumina i diciottomila mondi ad Oriente, raggiungendo i territori celestiali come gli inferi. Questo consente, ai monaci e agli altri esseri convenuti, di vedere i Buddha e gli esseri di quei mondi attivarsi in azioni religiose. A questo punto il bodhisattva Maitreya domanda al bodhisattva Mañjuśrī il significato di quella visione, Mañjuśrī gli risponde che ritiene che il Buddha stia per esporre la Grande dottrina (il Dharma più profondo). Mañjuśrī è in grado di rispondere alla domanda di Maitreya in quanto aveva già assistito, in un lontano passato, ad un avvenimento analogo quando era al cospetto del Buddha Candrasūryapradīpa (Splendore della Luna e del Sole) il quale prima agli śrāvaka aveva insegnato le "Quattro nobili verità" (catvāri-ārya-satyāni), ai pratyekabuddha la "coproduzione condizionata" (pratītyasamutpāda) e ai bodhisattva le sei "perfezioni" (pāramitā). Dopo di ciò era entrato anche lui nel profondo samādhi per poi illuminare i diciottomila mondi ad Oriente con la ūrṇā e predicare la Grande dottrina e infine entrare nel parinirvāṇa. Mañjuśrī ricorda anche di essere stato, a quel tempo il bodhisattva Varaprabha (Luce Meravigliosa), e ricorda anche che Maitreya era invece un discepolo chiamato Yaśaksāma (Cercatore di fama), indolente e incapace di capire gli insegnamenti ma che, grazie alle continue azioni religiose, aveva potuto realizzare lo stato di bodhisattva e presto anche quello di Buddha, il Buddha Maitreya.

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