sabato 15 agosto 2009

10 FATTORI: ichinen sanzen

Principi fondamentali:

a cura di Luca Pouchain

Se la teoria dei dieci mondi e del loro mutuo possesso descrive gli stati vitali possibili e la loro esistenza, il principio dei dieci fattori spiega la realtà e il suo divenire. Perché è attraverso i dieci fattori che ciascuno dei dieci mondi e dei cento mondi si manifesta nella realtà dei tre regni dell'esistenza : tremila mondi in un singolo istane di vita, e questo è ichinen sanzen.

«Lo scopo della vita è costruire e consolidare uno stato di assoluta felicità, in cui si gode del solo fatto di essere vivi» scrive Daisaku Ikeda .
Parole semplici e comprensibili per descrivere ciò che il Sutra del Loto sostiene essere una saggezza che può essere «compresa e condivisa solo tra Budda», l'esperienza del risveglio alla «vera entità di tutti i fenomeni» (shoho jisso), la percezione della vera entità della nostra vita e di quella dell'universo.
Ottenere la Buddità significa percepire la natura profonda della propria vita, che è una cosa sola con tutti i fenomeni che compongono la realtà. «Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sopporti dall'eternità e raggiungere sicuramente la suprema Illuminazione in questa esistenza, devi risvegliarti alla mistica verità che è sempre esistita nella vita degli esseri umani - scrive Nichiren, ma spiega anche che - la padronanza degli insegnamenti buddisti non ti solleverà affatto dalle sofferenze di nascita e morte fino a che non percepirai la natura della tua vita. Se cerchi l'Illuminazione al di fuori della tua mente, qualsiasi disciplina o buona azione sarà priva di significato» .
Cosa vuol dire «percepire la natura della propria vita»? Quando ci alziamo la mattina, ci immergiamo nella realtà fenomenica che compone la nostra vita quotidiana, "armati" semplicemente della nostra consapevolezza. Entriamo in relazione con l'ambiente, che sia la nostra casa, il luogo di lavoro o di studio, e con diverse persone, siano esse familiari, amici o estranei. Secondo la teoria buddista l'esistenza individuale si manifesta concretamente nei tre regni, rispettivamente delle cinque componenti (il corpo e la mente), dell'ambiente sociale e di quello fisico .
Tra l'individuo e il suo ambiente esiste un'influenza reciproca, che si manifesta in modo differente a seconda dello "stato vitale", o consapevolezza individuale.
Uno "stato vitale" debole fa sì che l'influenza dell'ambiente prevalga su di noi, relegandoci negli stati vitali più bassi, i sei sentieri di Inferno, Avidità, Animalità, Collera, Umanità o Estasi, che a loro volta si riflettono nel nostro ambiente. Così la nostra vita appare come una foglia trasportata dal vento, oscillante tra la gioia e il dolore.
Come scegliere, allora, che tipo di vita vivere? Come cambiare il proprio destino? Come si può capire il meccanismo in base al quale la vita funziona, e farla funzionare come vorremmo? Come si può percepire il senso profondo della vita al di là dei fenomeni mutevoli che la riempiono? La risposta a queste domande viene dal principio di shoho jisso, la Legge che governa tutti i fenomeni che, nella pratica buddista, rappresenta la base per la trasformazione della realtà. Come scrive Ikeda, una vita basata sulla vera entità di tutti i fenomeni è una vita in cui si sperimenta uno stato di felicità assoluta: «Rallegrandoci di qualsiasi cosa succeda, siamo felici e fiduciosi del futuro. Come l'oceano che, anche quando in superficie infuria la tempesta, nelle sue profondità è sempre calmo, come il sole che continua a splendere al di sopra di un cielo coperto di nuvole scure, da qualsiasi circostanza noi possiamo creare valore e sviluppare il nostro stato vitale, godendo della nostra esistenza, nella sofferenza come nella gioia»

Nell'insegnamento del Daishonin è possibile attingere alla saggezza di shoho jisso credendo nel Gohonzon. La fede, che si concretizza nella pratica di recitare Daimoku, ci permette di attuare uno scambio di energia tra la nostra vita e quella dell'universo. Ottenere la Buddità vuol dire stabilire uno "stato vitale" grande quanto l'universo, grazie al quale potremo vivere ogni fenomeno, ogni avvenimento della vita come un beneficio. L'effetto della fede e della pratica è la consapevolezza di shoho jisso, attraverso la quale potremo costruire una vita piena di libertà interiore e compassione. Una vita illuminata.

I dieci fattori
Nel capitolo Hoben del Sutra del Loto c'è un brano, che leggiamo durante la pratica quotidiana, in cui Shakyamuni descrive la vera entità di tutti i fenomeni (shoho jisso) attraverso i dieci fattori. T'ien-t'ai «elaborò la fondamentale dottrina di ichinen sanzen (tremila mondi in un solo istante di vita) basandosi sulla parola shoho jisso, sui dieci fattori e sul mutuo possesso dei dieci mondi» .
Se la teoria dei dieci mondi e del mutuo possesso descrive gli stati vitali possibili e spiega la loro esistenza, anche se allo stato latente, nella vita che pulsa in un singolo istante, il principio dei dieci fattori spiega la realtà e il suo divenire, il movimento da uno stato vitale all'altro e la loro natura comune. In altre parole, ciascuno dei dieci mondi e dei cento mondi si manifesta nella realtà dei tre regni dell'esistenza attraverso i dieci fattori. Tutto questo avviene nel singolo istante presente, questo è ichinen sanzen.
I dieci fattori descrivono gli elementi che compongono la realtà. I primi tre fattori sono "statici", in quanto descrivono la realtà della vita, cioè l'essere, mentre i successivi sei fattori sono "dinamici", cioè descrivono il cambiamento della realtà, il divenire. Il decimo, la "coerenza dall'inizio alla fine", è il "collante" che unifica gli altri nove, i quali non sono in alcun modo scollegati o autonomi uno dall'altro. Se paragonassimo la vita a un motore, i primi tre fattori rappresenterebbero i "pezzi" che lo compongono, la realtà della vita così come è, mentre i successivi sei rappresenterebbero il suo funzionamento dinamico e la sua capacità di produrre lavoro. Il decimo fattore rappresenta il fatto che i pezzi del motore e la loro capacità di funzionare dipendono dal montaggio corretto, "coerente", dell'intero sistema.

I fattori "statici"
Il primo dei fattori "statici" è l'aspetto (so), la parte fisica e tangibile della realtà. Come scrive Nichiren nella Scelta del tempo «L'aspetto, il primo dei dieci fattori, è il più importante di tutti» . La sua importanza dipende dal fatto che l'aspetto, che comprende anche il comportamento, è la manifestazione della condizione interiore dell'individuo, e il progredire della sua rivoluzione umana si manifesta inevitabilmente attraverso un cambiamento nelle azioni concrete che egli compie.
Il secondo fattore è la natura (sho), la parte non visibile e non tangibile, costituita da quel complesso di pensieri ed emozioni chiamato "mente". Nichiren afferma: «La natura interiore è la mente», e anche: «Il secondo volume dell'Hokke gengi afferma: la natura interiore è eterna e inalterabile» . Infatti, anche se è vero che la mente e lo spirito di una persona cambiano in base a vari fattori (lo scorrere del tempo, l'influenza dell'ambiente, le esperienze), è però altrettanto vero che nella persona c'è qualcosa che rimane costante e inalterabile e che è costituito dalla sua personalità, dalla sua specifica individualità o natura.
Il terzo fattore è l'entità (tai), l'insieme dei primi due, in quanto racchiude sia l'aspetto fisico che spirituale come un foglio di carta che è composto da due facce. Nichiren definisce l'entità come la combinazione del nostro corpo e della nostra mente. Attraverso questo fattore viene pertanto superato il dualismo tipico della cultura occidentale che separa corpo e mente creando spesso tra le due parti un rapporto antitetico e conflittuale.
Questo fattore è la "via di mezzo", l'entità profonda che solo un Budda può percepire e di cui i comuni mortali possono solo cogliere le manifestazioni fenomeniche costituite dai primi due fattori (aspetto e natura).

I fattori "dinamici"
Descrivono il meccanismo che genera il flusso degli eventi, illustrano la formazione e il funzionamento del karma, la causa e l'effetto dei fenomeni materiali e spirituali della vita, cioè l'evoluzione dell'entità nel tempo.
Consideriamo ad esempio il "fenomeno" della nostra vita. Ikeda spiega il collegamento tra questi fattori: «La vita ha poi varie capacità (potere) che agiscono all'esterno (azione) creando una causa nel profondo della vita (causa), la quale, quando viene attivata da condizioni esterne (relazione o causa esterna), produce un cambiamento (effetto) sempre nel profondo della vita, che alla fine si manifesta all'esterno (retribuzione o effetto manifesto)»
In effetti ogni fenomeno possiede un potenziale latente ed espresso (potere e azione) e un'apertura al cambiamento (causa, effetto, relazione, retribuzione).
Vediamo adesso questi fattori separatamente.
Il potere (riki) indica l'energia potenziale della vita, che varia secondo lo stato vitale. T'ien-t'ai spiega che il potere è opera della perseveranza, cioè si accumula o varia in ogni istante, quindi nel tempo. Nichikan sostiene che il potere è la capacità di agire in ognuno dei dieci mondi .
Fondamentalmente esso indica le capacità latenti dell'aspetto fisico e spirituale dei fenomeni, e quindi della loro entità. Definisce quindi la capacità di agire, l'energia inerente alla vita per conseguire i suoi scopi.
Indica anche la direzione di ogni cambiamento dei fenomeni. Ad esempio il potere dell'Inferno è l'autodistruzione, quello dell'Avidità è il desiderio, quello dell'Animalità l'istinto e quello della Collera l'autoaffermazione, intesa come volontà di sopraffazione. La Tranquillità ha il potere del buon senso, dell'autocontrollo, mentre l'Estasi quello della gioia. Il potere dei tre veicoli è rappresentato dalla sapienza e dalla compassione.
Quando recitiamo davanti al Gohonzon, in cui sono riprodotti i dieci mondi, osserviamo la nostra mente (kanjin) e impariamo a riconoscere i dieci mondi nella nostra vita. Questo vuol dire imparare a riconoscere il nostro potere, cioè il potenziale consentito da ogni stato vitale. Il potere della Buddità è illimitato.
Il potere è la forza (o la debolezza) che stimola la vita di una persona, di ogni fenomeno, rappresenta la sua energia vitale innata, sia fisica che immateriale. Quando lottiamo per elevare il nostro stato vitale, stiamo cambiando il potere della nostra vita, stiamo imparando a scegliere il potenziale della nostra entità. Quando incoraggiamo o insegniamo il Buddismo a qualcuno, stiamo influendo sul suo potere.
Quando il potere si concretizza si trasforma in azione (sa), il quinto fattore. Secondo Nichikan l'azione è l'uso del pensiero, delle parole e del corpo per creare il bene o il male (ibidem).
L'azione si definisce in coppia con il potere, in quanto il rapporto tra questi due fattori è sincronico, cioè procedono di pari passo condizionandosi nella stessa unità di tempo. L'azione è in effetti la manifestazione concreta del potere.
È importante diventare consapevoli che grazie all'azione, cioè tramite pensieri, parole e azioni, si crea la causa karmica.
Non sempre tutte le potenzialità si trasformano in azione, perché le azioni dei fenomeni sono interconnesse a quelle degli altri fenomeni. Da questo possiamo dedurre due conseguenze pratiche.
Innanzitutto, il potere di uno stato vitale basso esprimerà un'azione conseguente, che potrà essere deviata, o influenzata, dall'ambiente in cui si esprime. Il potere di uno stato vitale più elevato esprimerà un'azione più forte, in grado di influenzare l'ambiente.
Questi due fattori spiegano anche, da un punto di vista teorico, la strategia del Sutra del Loto. Se un effetto negativo porta nella mia vita uno stato vitale di sofferenza, il mio potere e le mie azioni lo rispecchieranno. Ma se io prima di reagire a quest'effetto applico la strategia del Sutra del Loto, cioè se prima recito Daimoku, sia il mio potere che le mie azioni rispecchieranno il mondo di Buddità. Quando recito, pensiero, parole e azioni sono Nam-myoho-renge-kyo, e se lo sono le mie azioni lo diventa il mio potere, che influenzerà positivamente anche le azioni successive.

Causa ed effetto
I prossimi quattro fattori spiegano la legge di causa ed effetto (renge). «Il Buddismo insegna che ogni cosa nell'universo manifesta la Legge di causa ed effetto, di conseguenza nega non soltanto l'esistenza di un essere supremo, ma anche quella del caso. [...] In altre parole, il Buddismo afferma che non esiste effetto senza causa, e anche che ogni causa deve avere un effetto, indipendentemente dal tempo che esso impiega per manifestarsi»
Si distinguono due tipi di cause (interna ed esterna) e due tipi di effetto (latente e manifesto). L'interazione tra questi fattori spiega come si forma il karma e la possibilità di cambiarlo. Come chiarisce Ikeda, questi «quattro fattori spiegano in che modo le azioni di quest'io causano il cambiamento della sua condizione vitale dall'uno all'altro dei dieci mondi»
Il sesto fattore è la causa interna (in). Ogni azione (pensiero, parola o azione fisica) resta incisa nella profondità della vita (ottava coscienza) sotto forma di causa latente, che a sua volta produce un effetto latente dello stesso segno (positivo o negativo), coerente con lo stato vitale. È come un seme piantato nella vita, che sarà fatto maturare quando entra in relazione con una causa esterna
Il settimo fattore, la relazione, o causa esterna (en), è così definita in quanto esprime la relazione tra causa esterna ed effetto latente. È la funzione che collega la vita al suo ambiente e che permette all'effetto di divenire manifesto, di realizzarsi, così come consente la produzione di un nuovo effetto. Si può vedere come la connessione tra la vita e le influenze esterne.
L'ottavo fattore è l'effetto latente (ka).
All'interno della vita (ottava coscienza) ogni volta che si produce o si modifica una causa, simultaneamente si manifesta un effetto latente. Cosa distingue l'effetto latente dalla causa interna? «La causa interna è la tendenza che si è costruita dentro di noi fino al momento attuale, mentre l'effetto latente è la direzione futura della nostra vita considerata in questo stesso momento».
Rispetto alla causa interna, l'effetto latente rappresenta l'altra faccia di una stessa medaglia, e il fatto che sia successiva va inteso da un punto di vista logico, non temporale. Nichikan spiega che «ciò che la mente ha prodotto è la causa interna, ciò che produrrà è l'effetto latente. In realtà entrambe dimorano simultaneamente nella nostra vita» .

Il nono fattore è la retribuzione, o effetto manifesto (ho). La causa interna, imbattendosi in una causa esterna, fa sì che l'effetto latente si manifesti in una retribuzione karmica. L'effetto manifesto rappresenta l'evento positivo o negativo che si manifesta nella vita. Secondo T'ien-t'ai «l'effetto manifesto, che sia buono o cattivo, è una reazione visibile alla causa interna e all'effetto latente» (ibidem).
Questo fattore si esprime nel mondo fisico, mentre il principio di causalità descritto dagli altri tre fattori è legato al mondo spirituale. In pratica sono comunque concatenati, e la retribuzione nasce insieme alle cause, anche se viene percepita realmente in un momento successivo nel tempo. Questo vuol dire che la manifestazione dei fenomeni e il modo in cui li percepiamo non sono altro che il prodotto del karma, come l'immagine del nostro volto riflessa in uno specchio.
Il principio di causa ed effetto, o legge del karma, non deve tuttavia indurci al fatalismo. Se è vero, infatti, che le retribuzioni che sperimenteremo nella vita sono in gran parte già presenti nell'ottava coscienza come cause interne ed effetti latenti, è anche vero che esse non sono di per sé né positive, né negative, in quanto tutto dipende dallo stato vitale con il quale le affrontiamo. Quando si diventa consapevoli del principio di responsabilità contenuto nella legge del karma, questo si tramuta in un decisivo principio di speranza. Infatti, se tutto ciò che mi capita dipende soltanto da me stesso, ciò è vero sia in negativo che in positivo. Per questo la via maestra all'Illuminazione e alla pace del mondo corrisponde nel Buddismo a un profondo cambiamento interiore, che produrrà invariabilmente un cambiamento del destino personale e di quello del proprio ambiente.
Il decimo e ultimo fattore è la coerenza dall'inizio alla fine (honmatsu kukyo to), e sta a indicare che il complesso dei vari fattori è coerente e organico. Un aspetto infernale, ad esempio, ha una natura sofferente, un potere distruttivo e manifesta un karma negativo, mentre un aspetto di Budda ha una natura saggia, un potere illimitato e manifesta un karma positivo.
A un livello più profondo, tutti i fattori sono manifestazioni della Legge mistica. «Considerare ogni cosa come manifestazione di Myoho-renge-kyo è percepire la vera entità di tutti i fenomeni; questa è la saggezza del Budda. In un altro Gosho il Daishonin scrive: "I dieci fattori della vita sono Myoho-renge-kyo". Nam-myoho renge-kyo è la Legge fondamentale dell'universo [la vera entità] che incessantemente si manifesta come vita nei dieci mondi [tutti i fenomeni]. Chi si illumina alla Legge fondamentale dell'universo è un Budda e il suo stato illuminato è espresso nel Gohonzon: pertanto i dieci fattori indicano il Gohonzon» .
Quando preghiamo davanti al Gohonzon con fede, e la nostra saggezza si fonde con la realtà della Legge, la nostra vita quotidiana, illuminata da Nam-myoho-renge-kyo, rivela la vera entità di tutti i fenomeni. La vita dell'individuo, così come è, può manifestare Nam-myoho-renge-kyo, senza bisogno di fuggire dall'ambiente in cui si vive o di diventare diversi da ciò che si è. Ovunque noi siamo, comunque siamo fatti, abbiamo i dieci fattori nella nostra vita. Attraverso un'ardente preghiera diventiamo Budda della vera entità di tutti i fenomeni, capaci di realizzare pienamente la nostra missione.

Ichinen sanzen
I dieci mondi e il loro mutuo possesso, i tre regni e i dieci fattori costituiscono i principali elementi del sistema di ichinen sanzen, la dottrina dei tremila mondi in un singolo istante di vita che costituisce l'essenza del Sutra del Loto secondo la sistematizzazione fatta da T'ien-t'ai, maestro cinese del VI secolo d.C.
Ichinen tradotto letteralmente significa "una mente" o " un pensiero", e sta a indicare il vero aspetto della vita, la realtà fondamentale che si manifesta in un singolo istante. Sanzen significa "tremila", e indica i fenomeni dell'universo, dal punto di vista dell'insieme delle leggi invariabili in base alle quali la realtà fondamentale si manifesta. I due termini sono un altro modo di indicare shoho jisso, e riassumono una complessa e affascinante visione del mondo che spiega la mutua compenetrazione e interdipendenza tra tutti i fenomeni dell'esistenza e la realtà fondamentale della vita.
Tuttavia il Buddismo di T'ien-t'ai corre il rischio di preservare la purezza del Dharma a scapito della sua praticità. In altri termini, la sua pur corretta interpretazione è di difficile sperimentazione: e senza salvezza dalla sofferenza per tutti gli esseri umani, lo scopo originale del Buddismo, esemplificato dal voto del Budda di "rendere tutti gli esseri uguali a lui", perde significato. Nel Buddismo di T'ien-t'ai lo scopo della pratica era quello di cogliere la vera entità di tutti i fenomeni nella propria vita «osservando la propria mente» (kanjin). Anche per questo possiamo parlare di ichinen sanzen teorico.
Nell'ultimo giorno della Legge il Buddismo di Nichiren Daishonin, che materializzò nel Gohonzon l'ichinen sanzen concreto, non ci insegna solo la contemplazione della vera entità, ma recupera la forza originale del messaggio di speranza e trasformazione, rivelandosi come una filosofia di riforma e di progresso che mira a far risplendere in tutti i fenomeni della vita individuale e della società l'entità della mistica Legge (Nam-myoho-renge-kyo).
Nelle parole di Nichiren: «Vi sono due modi di percepire ichinen sanzen, uno è teorico, l'altro è reale: quello dei tempi di T'ien-t'ai e Dengyo era teorico, quello che io pratico adesso è reale, e, poiché questo modo di praticare è di per sé superiore, anche le difficoltà sono maggiori. Quello era l'ichinen sanzen di shakumon [insegnamento teorico], questo è l'ichinen sanzen di honmon [insegnamento concreto]; vi è fra i due una differenza di gran lunga maggiore di quella tra la terra e il cielo».
Nichiren riconosce che «la dottrina di ichinen sanzen deriva dai dieci fattori contenuti nel primo volume [secondo capitolo] del Sutra del Loto». Questa dottrina, che si riassume nei quattro caratteri di shoho jisso, in ultima analisi indica il Gohonzon.
Come Nichiren spiega nel Vero aspetto del Gohonzon, «questo mandala non è in alcun modo un'invenzione di Nichiren. È l'oggetto di culto che riproduce perfettamente il Budda Shakyamuni nella Torre preziosa e tutti gli altri Budda che erano presenti, così fedelmente come la stampa riproduce la matrice. [...] Questo è il vero oggetto di culto. Questa manifestazione è quello che indica il Sutra [del Loto] con la frase "tutti i fenomeni rivelano la vera entità" [shoho jisso]" .
Come il Gohonzon materializza la Legge della vita (Nam-myoho-renge-kyo), anche il principio di ichinen sanzen (concreto) rappresenta l'interazione continua tra il mondo dei fenomeni e la realtà fondamentale della vita, rivelando che ogni fenomeno esiste in un singolo istante di una vita individuale, e che perciò in ogni istante di vita è racchiuso un potenziale infinito.
Tecnicamente sanzen (tremila) si ottiene moltiplicando i dieci mondi per se stessi, in base al principio del mutuo possesso (10 × 10 = 100), moltiplicandoli per i 10 fattori (100 × 10 = 1000) e infine per i tre regni dell'esistenza (1000 × 3 = 3000). Dobbiamo però tener conto che una mappa non coincide mai con la realtà che descrive, e quindi questi elementi che abbiamo studiato separatamente, indicano alcuni aspetti del meccanismo di funzionamento della vita che servono a orientarsi "sul campo".
Quindi non è essenziale una perfetta comprensione intellettuale degli elementi di ichinen sanzen per poterne sperimentare la portata. La porta della Buddità è la fede. Se la realtà di shoho jisso e di ichinen sanzen può essere compresa solo da un Budda, come afferma il Sutra del Loto, il Buddismo di Nichiren insegna il principio di sostituire la fede alla saggezza, in quanto una fede corretta diventa di per sé saggezza.
Una metafora dal Gosho paragona i princìpi del Buddismo agli elementi necessari a costruire una nave, la nave che ci consente di attraversare il mare della sofferenza: «Solamente la nave di Myoho-renge-kyo ci permette di attraversare il mare della sofferenza... [il Budda] varò la nave sul mare della sofferenza. Spiegando le vele delle tremila condizioni sull'albero della dottrina della via di mezzo, il vascello, guidato dal vento favorevole di "tutti i fenomeni rivelano la vera entità", avanza sollevandosi sulle onde e trasporta tutti i credenti che, grazie alla loro fede pura, possono accedere alla Buddità».
Quindi, come spiega Nichiren, ichinen sanzen e shoho jisso sono le vele e il vento che fa navigare, ma è la fede che ci permette di salire a bordo e goderne.
Per questo il Daishonin non rivendica "meriti intellettuali", ma piuttosto la capacità di amare e la forza della fede nonostante gli ostacoli, come afferma nell'Apertura degli occhi: «Per quanto riguarda la comprensione del Sutra del Loto, io ho solo una minima parte delle grandi capacità possedute da T'ien-t'ai e Dengyo, ma per la mia capacità di sopportare le persecuzioni e per la mia grande compassione, credo che li farei vergognare» .
Lo stesso concetto è ripreso anche nel Gosho Risposta al signore Shijo Kingo: «Lasciando da parte per ora la questione della mia saggezza, ritengo che per le avversità che ho sopportato e le ferite che ho subìto in quanto alleato del Sutra del Loto, ho sorpassato persino il Gran Maestro T'ien-t'ai della Cina e sono stato superiore addirittura al Gran Maestro Dengyo del Giappone» .
La stessa vita di Nichiren è la dimostrazione di come la fede nel Gohonzon permetta di trasformare ogni veleno in medicina, e di quanto la pratica della vera entità possa rendere saldi nel trasformare la sofferenza.
Una volta compreso shoho jisso, diventa chiaro che la verità si trova nella stessa realtà. Questo punto di vista è il cuore di ichinen sanzen, è la via di mezzo del Buddismo tra una visione idealista e una materialista della realtà che ci permette di percepire che ogni aspetto della vita si accorda con la Legge di Nam-myoho-renge-kyo. In pratica la vera entità della vita (jisso) e tutti i fenomeni nei quali si esprime (shoho) sono due ma non due, e non possono esistere separatamente. Si rivelano nei dieci fattori che spiegano, come abbiamo visto, gli aspetti statici e dinamici della vita. Poiché i dieci fattori sono "coerenti dall'inizio alla fine" in ogni istante possono rispecchiare lo stato vitale di uno dei dieci mondi, e in base al principio del mutuo possesso, dei cento mondi. Infine il concetto dei tre regni spiega il motivo per cui non esistono due esseri viventi identici: non solo perché anche i tre regni rispecchiano i diversi stati vitali, ma anche perché esistono specificità che nascono nella vita di ogni individuo. Anche se siamo tutti un aggregato di cinque componenti, il funzionamento di queste ultime varia da individuo a individuo.
Ikeda spiega che: «La vera entità di tutti i fenomeni è fondamentalmente un principio di trasformazione del presente. [...] è la saggezza che ci permette di far scaturire lo stato di Buddità dalla nostra vita e di realizzare un mondo di pace e di tranquillità»
Questo perché il punto centrale spiegato da ichinen sanzen è che ogni vita contiene al suo interno il fondamentale potere alla base dei fenomeni dell'universo, che si rivela tramite il loro funzionamento.
La pratica ci permette di sperimentare che «la vita in ogni istante permea l'universo e si manifesta in tutti i fenomeni. Chi si risveglia a questa verità realizza la mutua compenetrazione tra la sua vita e tutti i fenomeni» .
Ed è quindi in grado di trasformare la realtà della propria vita, del proprio destino, del proprio ambiente. «La voce della Legge mistica, la nostra recitazione del Daimoku davanti a questo Gohonzon, richiama la natura di Budda che esiste in noi. Una volta risvegliata, la natura di Budda cerca di manifestarsi all'esterno e di conseguenza, che ne siamo consapevoli o meno, il sole dei dieci fattori del mondo di Budda sorge nel nostro cuore»

Comprendere il principio di ichinen sanzen vuol dire non concepire più la propria esistenza come separata, ma come entità interrelata armoniosamente con l'insieme della vita cosmica. Ma per vivere questo principio a fondo e poterlo usare per trasformare noi e il nostro ambiente serve sviluppare la nostra Buddità coltivando alti ideali, la massima determinazione e uno sforzo costante. «Comprendendo la saggezza della vera entità di tutti i fenomeni ogni difficoltà è un'opportunità preziosa e irripetibile, ogni tipo di karma negativo può essere trasformato in una missione splendida e luminosa. Quando avrete piena fiducia in questa verità sarete colmi di speranza. Ogni persona ed esperienza che incontrerete diventerà un tesoro unico e prezioso» .


giovedì 6 agosto 2009