lunedì 20 luglio 2009

LA QUESTIONE AMBIENTALE dal punto di vista Buddista


La minaccia rappresentata dal riscaldamento globale, emblema della crisi ambientale, impone un radicale cambiamento delle politiche energetiche nella direzione dello sviluppo delle fonti rinnovabili, verso cui tutte le nazioni dovrebbero cooperare


La minaccia rappresentata dal riscaldamento globale, emblema della crisi ambientale, impone un radicale cambiamento delle politiche energetiche nella direzione dello sviluppo delle fonti rinnovabili, verso cui tutte le nazioni dovrebbero cooperare

Vorrei discutere il primo di questi tre punti con uno specifico riferimento alla questione del cambiamento climatico.
Il riscaldamento globale sta avendo un profondo impatto sugli ecosistemi esistenti, e oltre a essere il principale responsabile dei disastri climatici può contribuire ad aggravare i conflitti armati, la povertà e la fame. È veramente l'emblema della crisi del ventunesimo secolo.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che ha indicato il cambiamento climatico come una delle questioni centrali di cui si dovrebbe occupare l'ONU, ha lanciato un monito: «Tuttavia, nel lungo periodo, nessuno, ricco o povero, rimarrà immune dai pericoli provocati dal cambiamento climatico».28 In altre parole, nessuno può rimanere spettatore: il cambiamento globale è un problema che riguarda tutti.
Il cambiamento climatico è una crisi "multidimensionale" che costituisce una minaccia per il futuro dell'umanità e porrà le generazioni future di fronte a tremende sfide.
Purtroppo dobbiamo constatare che lo scorso anno i negoziati sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra non hanno fatto registrare progressi significativi. È indispensabile che vengano avviate discussioni fruttuose in tempo utile per l'appuntamento di dicembre di quest'anno, la data entro cui si dovrà giungere a un accordo sul nuovo quadro di riferimento che sostituirà il protocollo di Kyoto in vigore fino alla fine del 2012. È cruciale che oltre al rinnovato impegno da parte dei paesi industrializzati, anche i paesi emergenti e in via di sviluppo svolgano un ruolo attivo nella definizione del nuovo accordo post-Kyoto.
La domanda che dobbiamo porci è in che modo possiamo mettere in campo azioni condivise.
La politica energetica è certamente un ambito attorno a cui è possibile costruire forme di cooperazione internazionale. Da una parte c'è la necessità di assicurare adeguate risorse energetiche ai paesi in via di sviluppo e a quelli emergenti, dall'altra la questione dell'energia nel suo complesso deve diventare la chiave di tutti gli sforzi che i paesi sviluppati devono intraprendere per attuare la transizione verso una società a "basso carbonio" e senza sprechi.
Considerando che quasi il sessanta per cento delle emissioni di gas a effetto serra sono prodotte dal consumo di combustibili fossili, mettere in campo azioni concertate a livello globale sulle politiche energetiche potrebbe essere un modo efficace per combattere il cambiamento climatico.
Il piano di stimolo economico e la strategia per la creazione di posti di lavoro predisposti dal presidente americano Barack Obama puntano alla creazione di nuove industrie e nuovi posti di lavoro in settori come lo sviluppo di fonti energetiche alternative, tanto che si è parlato di un "New Deal verde". Analogamente un crescente numero di paesi - compresi il Giappone e la Corea del Sud - stanno valutando o già attuando misure economiche d'emergenza tese a promuovere gli investimenti nei settori dell'energia e dell'ambiente.
Nella mia Proposta di pace dell'anno passato ho espresso l'auspicio che la competizione umanitaria diventi il cuore degli sforzi finalizzati a risolvere la crisi ambientale globale, e ho sollecitato l'adozione di misure e iniziative volte a incentivare l'energia rinnovabile e l'efficienza energetica, allo scopo di realizzare la transizione dalla dipendenza dai combustibili fossili a una società a basso carbonio e senza sprechi. I recenti sviluppi suggeriscono che ci stiamo muovendo in questa direzione.
L'istituzione dell'Agenzia internazionale per la promozione delle energie rinnovabili (IRENA, International Renewable Energy Agency), nata grazie al sostegno di oltre cinquanta paesi, ne è un esempio. Questa organizzazione intergovernativa fondata a Bonn, in Germania, il 26 gennaio di quest'anno, intende promuovere a livello internazionale l'uso delle energie rinnovabili nei paesi industrializzati, in quelli emergenti e in quelli in via di sviluppo. Avendo io chiesto sette anni or sono l'istituzione di un organismo simile che si occupasse della promozione delle fonti di energia rinnovabile, accolgo con soddisfazione la creazione di questa nuova agenzia internazionale.
Riguardo alle problematiche connesse all'efficienza energetica, nel dicembre del 2008 i ministri con la delega all'energia di alcune nazioni, tra cui i paesi del G8, la Cina, l'India e il Brasile, hanno sottoscritto una dichiarazione comune per l'istituzione nel 2009 di un Accordo internazionale di cooperazione nell'ambito dell'efficienza energetica (IPEEC) e la collocazione del suo segretariato all'interno della Agenzia internazionale per l'energia (IEA, International Energy Agency).
Questi nuovi organismi devono essere pienamente operativi entro la fine del 2012, quando scadrà il primo periodo di azione del protocollo di Kyoto. In futuro potrebbero diventare un punto di incontro per costruire la cooperazione internazionale e giocare un ruolo chiave nell'attuazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992.
Oltre a queste misure propongo che in futuro venga creata, sotto l'egida delle Nazioni Unite, un'agenzia internazionale per l'energia sostenibile che agevoli il lavoro di queste due organizzazioni (IRENA e IPEEC), affinché la cooperazione internazionale sulle politiche energetiche possa radicarsi profondamente in tutta la comunità mondiale.
Qualcuno potrebbe esprimere perplessità di fronte a queste iniziative, obiettando che il trasferimento di tecnologie avrebbe l'effetto di indebolire la competitività economica dei singoli paesi e che i costi per finanziare la cooperazione internazionale comporterebbero un ulteriore aggravio per i contribuenti. A mio avviso la cooperazione internazionale finalizzata all'obiettivo condiviso di invertire la tendenza al riscaldamento globale si accorda con il principio che Makiguchi considerava centrale per l'attuazione della competizione umanitaria: «Facendo del bene agli altri facciamo del bene anche a noi stessi». Infatti, partendo da questa prospettiva più ampia, gli sforzi volti a far del bene all'umanità nel suo complesso avranno conseguenze positive per ogni singolo stato.
Questa nuova agenzia per l'energia sostenibile può essere pensata come uno spazio per rafforzare la solidarietà e come un centro dove far confluire i suggerimenti provenienti dai governi locali, dal settore privato e dalle organizzazioni non governative, al fine di costruire una società globale sostenibile. Attraverso un sistema aperto di registrazione, tutte le organizzazioni interessate potrebbero documentare le proprie attività e le buone pratiche, che sarebbero poi rese disponibili in una banca dati presente su Internet, fornendo così una piattaforma per lo scambio di informazioni e le ricerche di partenariato.
Nel novembre del 2008 l'Istituto Toda per la pace globale e la ricerca politica, affiliato alla Soka Gakkai Internazionale, ha organizzato una conferenza dal titolo Affrontare il cambiamento climatico con una nuova etica ambientale. Tra i punti focali della conferenza, la necessità di creare delle sinergie fra i governi, il settore privato e la società civile, sulla base del loro comune senso di responsabilità verso le generazioni future. A tal fine, nel corso della conferenza è stata ribadita l'importanza di ottenere l'appoggio e la partecipazione attiva di ampi settori dell'opinione pubblica.
A partire dal 2002 la Soka Gakkai Internazionale ha organizzato la mostra I semi del cambiamento: la Carta della Terra e il potenziale umano in venti paesi e in otto lingue diverse, in collaborazione con la Carta della Terra. La SGI ha anche promosso dei progetti sull'ambiente, come per esempio programmi di imboschimento in diversi paesi del mondo, collaborando con organizzazioni che perseguono finalità simili. Le singole iniziative sull'ambiente sono molto preziose, tuttavia gli sforzi di cooperazione generano un notevole effetto moltiplicatore.
Quest'anno il Decennio delle Nazioni Unite per l'educazione allo sviluppo sostenibile sarà a metà del suo cammino; un'iniziativa importante che sottolinea la necessità di coinvolgere attivamente i cittadini comuni nelle attività educative e nelle campagne di sensibilizzazione.


Note

28) Ban Ki-moon, Human Development Report 2007/2008. Fighting Climate Change: Human Solidarity in a Divided World (Rapporto sullo sviluppo umano 2007/2008. Combattere il cambiamento climatico. La solidarietà umana in un mondo diviso), http://hdr.undp.org/en/media/HDR_20072008_EN_Complete.pdf (ultimo accesso 24 febbraio 2009), p. 23.

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